Ecco come uno dei più rivoluzionari movimenti artistici del ‘900, il Bauhaus, ha ispirato il fashion design di ogni epoca con la sua estetica
Bauhaus e fashion design:Paco Rabanne collezione “Twelve Importable Dresses In Contemporary Materials” 1966
La moda, nella storia del Novecento, è stata al centro di un dibattito che verteva sul suo essere o meno Arte, al pari di altre discipline come la pittura, la scultura e l’architettura. Di certo essa ha saputo stare al passo con i profondi mutamenti dei paradigmi che la società contemporanea ha sperimentato divenendone un mezzo di espressione. A tal proposito già i futuristi ebbero modo di considerare la moda come qualcosa di strettamente connessa con la società in quanto sinonimo di rivoluzione culturale e sociale. Per i futuristi la società doveva cambiare il punto di vista e la moda era libertà di espressione rispetto al passato. Addirittura il Manifesto di Marinetti sottolineava come il Futurismo fosse indispensabile anche nell’ambito della moda, perché l’abito, tramite le sue fogge e i suoi colori, poteva “propagare” un’idea, uno stato d’animo. In sintesi, l’abito come lo strumento ideale per la propaganda.
Tullio Crali studio per abito futurista 1932-33
Sonia Delaunay Cappotto bozzetto 1923
Manifesto del vestito antineutrale di Marinetti 1909
Sonia Delaunay abiti simultanei anni 1920
In un’ottica che vedeva “forma e funzione” come fondamenti dell’atto creativo, Lilly Reich, designer del Bauhaus e compagna di Mies Van Der Rohe, ebbe modo di affermare che “i vestiti sono oggetti d’uso e non opere d’arte… devono formare un tutto unitario con la donna che li indossa, esprimendone lo spirito e contribuendo all’arricchimento della sua anima e del modo di sentire la vita”
Lilly Reich e Ludwig Mies Van Der Rohe poltrone Barcellona
“La moda è non soltanto lo specchio fedele di un’epoca, bensì anche una fra le espressioni plastiche più dirette della cultura umana”. Così Piet Mondrian descriveva la moda nel 1931, ignaro che trent’anni dopo un giovane couturier francese avrebbe trasformato le sue tele in abiti di jersey di lana, rendendole animate.
Yves Saint Laurent collezione Mondrian autunno/inverno 1965-66
Bauhaus e fashion design: le origini
Ma per capire come i principi del Bauhaus abbiano influenzato anche il modo di fare moda bisogna tornare alle origini di questo movimento artistico.
Il Bauhaus è stato un istituto superiore di istruzione artistica fondato nel 1919 nella repubblica di Weimar dall’architetto Walter Gropius. Questo istituto, che ha dato poi il nome al movimento artistico che è stato espressione della sua etica ed estetica, nacque dalla fusione dell’Accademia di Belle Arti e della Scuola di Arti Applicate, il cui scopo era quello di portare all’unione dell’arte con l’artigianato e, più tardi, con l’industria. Questo importante movimento artistico ha ridefinito l’estetica e la funzionalità delle arti e dei mestieri, fondando il nuovo design contemporaneo e uno stile architettonico che rivoluzionerà il concetto di spazio abitativo.
Edificio Scolastico Bauhaus A Dessau
L’intento di Gropius era la convergenza della totalità dei media artistici, scultura e pittura, design industriale e design grafico, tipografia, interior design e progettazione architettonica un un unico stile al servizio “dell’opera d’arte totale”, il Bauhaus.
Studio di Walter Gropius a Weimar
Bauhaus e fashion design: i laboratori
Fondamentale a tale scopo era l’unione tra la pratica, che avveniva attraverso i laboratori di falegnameria, lavorazione del metallo, ceramica, vetro, pittura murale, tessitura, grafica, tipografia e scenografia, e la formazione tecnica, che doveva definire gli obiettivi della ricerca artistica degli allievi. Una metodologia che ancora oggi è alla base del processo creativo del fashion design.
Laboratori della Bauhaus
In linea con questi princìpi, negli anni Trenta Salvatore Ferragamo faceva riferimento ad un concetto dell’arte che focalizzava l’attenzione sulla maestria tecnica al pari della creatività concettuale, non a caso già allora le sue calzature venivano giudicate come manufatti dal valore artistico. Egli concepiva il suo lavoro come una bottega artistica del rinascimento e le sue creazioni avevano come fonte d’ispirazione il classicismo ma anche l’oriente e le avanguardie artistiche del Novecento come il Futurismo, il surrealismo e l’espressionismo astratto/minimalismo di Kenneth Noland.
Salvatore Ferragamo Modello di scarpe detto “’zeppa” creato nel 1938 per Judy Garland
Bauhaus e fashion design: lo stile
Il Bauhaus era caratterizzato da uno stile geometrico, severo ma elegante, realizzato con grande economia di mezzi (si ricordino le ormai intramontabili zeppe di sughero che Ferragamo inventò durante il periodo dell’autarchia per la conseguente scarsità di materie prime) che affermava i principi fondanti della scuola: essenzialità, modernità, uguaglianza, attenzione al colore e alla forma che “segue alla funzione”. L’idea geometrica infatti dominerà in pittura come nella ceramica, oltre che nell’arredamento e rifiniture d’interni, in scultura e nei pattern della tessitura. Eliminando gli ornamenti, si esprimeva un nuovo spirito moderno e internazionale.
Circles in a Circle
Wassily Kandinsky
Edificio Scolastico Bauhaus A Dessau
Arazzo Gobelin
Gunta Stölzl, 1926-27, lino e cotone, Bridgeman Images, credit ADAGP, Parigi
Bauhaus e fashion design: le donne
Tra le ventate di novità del Bauhaus c’era anche l’ammissione delle donne ai corsi, ma ben presto questa apertura si limitò ad alcuni laboratori, in particolare a quello di tessitura, istituito in seguito alle numerose iscrizioni di donne alla scuola, mentre altri restarono pervicacemente sbarrati all’accesso femminile, tra tutti la sezione di progettazione architettonica. Nonostante tutto la presenza femminile in alcuni periodi superò di gran lunga quella maschile. Il contributo fornito dalle donne alla teorizzazione e alla didattica della Bauhaus è stato fondamentale fin dall’inizio.
Studentesse della scuola Bauhaus anni 1920
Foto della classe di tessitura di Gunta Stölzl del Bauhaus nel 1927 circa
Il periodo espressionista
La prima fase fu influenzata dall’Espressionismo, poiché molti degli insegnanti erano esponenti di questo movimento artistico, come Johannes Itten, i cui studi sulla teoria del colore sono alla base delle moderne armocromia e cromoterapia.
Fu sotto la sua guida che la didattica accolse influenze esoteriche che portarono alla teorizzazione da parte di Gertrud Grunow, prima insegnante donna della scuola, di una relazione tra suoni, colori e movimento che prese il nome di “Teoria dell’armonizzazione”. Kandinsky, allievo della Gronow, assimilò questi insegnamenti e, rielaborandoli, fece della correlazione tra forma e colore la sua poetica artistica.
Nel campo della moda, una delle studentesse di Itten, Ré Soupault, rivoluzionerà il mondo della moda con la creazione dell’“abito di trasformazione”. La prima collezione di venti modelli, fotografata da Man Ray, pensata per la donna contemporanea che vuole vestirsi alla moda ma in modo pratico e confortevole, era composta da abiti che con pochi accorgimenti potevano trasformarsi da abiti da ufficio in abiti da sera, ravvivati da alcuni accessori.
Professori della scuola Bauhaus anni 1920
Ré Soupault abito di trasformazione collezione 1931
Johannes Itten teoria del colore ruota dei colori
Il periodo razionalista
Nel 1922 Theo van Doesburg riuscì a mettere in discussione l’impostazione che il Bauhaus aveva assunto fino a quel momento grazie ad un corso sul De Stijl, rivista fondata con Piet Mondrian, che aveva tenuto a Weimar esternamente al Bauhaus. Il De Stijl perseguiva un ideale di semplicità, che derivava da un complesso lavoro, e di ricerca concettuale, che tentava di andare al di là delle forme per ritrovare la purezza assoluta, arrivando a una forma d’arte incorruttibile, eterna e armonica. Con la nascita del Neoplasticismo e l’influenza del minimalismo, Piet Mondrian, altro esponente del movimento, voleva descrivere una realtà non rappresentativa, poiché la natura risulta essere troppo complessa e molteplice per essere oggetto di un’opera. Ecco quindi che l’unica chiave è ridurre tutto all’essenza, evitando il superfluo, e avvalersi dell’astrazione per descrivere il soggetto.
La sedia Rood-blauwe stoel (che in olandese significa “sedia rossa e blu”), progettata da Gerrit Rietveld, 1923 ispirata alla celebre Composizione in rosso, blu e giallo di Piet Mondrian
Poster Bauhaus
Pubblicità di un set di scacchi disegnata da Joost Schmidt della scuola Bauhaus
Poster Bauhaus Dessau, 1929
Bauhaus e fashion design: Yves Saint Laurent
Riferendosi a Mondrian, artista che ispirò i pezzi della sua collezione, Yves Saint Laurent ha dichiarato:
«Mondrian è purezza e non si può andare oltre nella purezza nella pittura. Questa è una purezza che si unisce a quella del Bauhaus. Il capolavoro del Novecento è stato realizzato da Mondrian.»
«Poliakoff e Mondrian mi hanno insegnato la purezza e l’equilibrio». Con questa frase, Yves Saint Laurent argomentava sulle fonti d’ispirazione che portarono alla creazione di quella che passerà alla storia come “Collezione Mondrian”. Nel ‘65 aveva ventinove anni, ed era aperto alle novità sfidando la commistione tra arte e moda portandola più lontano di quanto non fosse mai andata prima. Lo stilista, affascinato dell’opera del pittore Mondrian, trasformò un dipinto bidimensionale in un abito tridimensionale, rendendolo potente quanto l’opera originale. Sebbene la collezione autunno/inverno 1965-66 sia stata definita “Collezione Mondrian” è errato confinarla al solo pittore visto che il défilé era stato scandito anche da abiti ispirati alle opere di Poliakoff e Malevich, ma furono i sei abiti che rendevano omaggio allo stile lineare del pittore olandese a catturare la piena attenzione della stampa.. Mondrian ispirò Yves per la realizzazione di sei look con i toni e le geometrie utilizzate dall’artista olandese. Le linee verticali e orizzontali rappresentavano nell’ordine riportato il principio vitale attivo femminile e maschile, il loro incontro a croce era simbolo di fertilità e vita, come lo sono i colori primari (rosso, blu e giallo). La forma a trapezio era in grado dare all’abito una perfezione stilistica a metà tra l’eleganza e la semplicità. La linea ad A della gonna veniva strutturata con precisione da una lana pre-tinta e lavorata cucendo le diverse tonalità con una precisione certosina da Haute Couture. La stampa geometrica a blocchi di colore su abiti in lana e jersey senza colletto e senza maniche appariva come un’idea semplice, gli abiti però racchiudevano una notevole complessità tecnica. Il peso della materia prima assicurava una caduta a piombo perfetta, lasciando libero ogni quadrato. Il color-blocking seguiva le linee naturali del corpo, rendendo le cuciture invisibili a occhio nudo. Il risultato era una silhouette definita con una struttura ingegnosamente nascosta e con un’estetica raffinata incarnando appieno la filosofia del Bauhaus.
Yves Saint Laurent collezione Mondrian autunno inverno 1965-66
Una nuova etica ed estetica
A partire dal 1922 si può quindi notare un forte influsso della metodologia del Neoplasticismo, il movimento artistico olandese riconosciuto a livello internazionale come De Stijl, ed anche della corrente del Costruttivismo russo (che nasceva da un’influenza da parte del Futurismo italiano e da una volontà di riduzionismo della forma promuovendo una fusione dell’arte con il design) così da portare ad una più intensa riflessione sull’etica e sull’estetica degli oggetti e dell’impiego della macchina.
Mies Van Der Rohe e Lilly Reich Villa Tugendhat a Brno
Scrivania Bauhaus in legno e tubolare di acciaio
Walter Gropius teiera di porcellana Rosenthal
Mies Van Der Rohe – 1927 MR Chair
Bauhaus e fashion design: l’influenza sulla moda
Tutti questi valori hanno colpito gli stilisti che negli anni ‘60 stavano attraversando un periodo di svolta all’interno del fashion system. L’haute couture cominciava infatti a risultare troppo sofisticata per l’epoca e così negli anni Sessanta il prêt-à-porter iniziò a farsi strada tra le sfilate parigine, descrivendo uno stile di vita più dinamico e all’avanguardia.
Simbolo di questo cambiamento sono stati tra gli altri Paco Rabanne, con la collezione “Twelve Importable Dresses In Contemporary Materials”, Pierre Cardin, con la collezione “Space Age”, André Courrèges con la “Moon Girl Collection” e Yves Saint Laurent, con la collezione “Mondrian”, stilisti visionari che rivoluzioneranno la moda interpretando le istanze delle nuove generazioni.
Negli anni sessanta atelier come quello di Germana Marucelli, diventano luogo di incontro tra operatori della moda, artisti e intellettuali uniti nella ricerca di nuove forme espressive in grado di interpretare il proprio tempo.
Lo stilista Paco Rabanne sul set di Casino Royale mentre lavora agli abiti del film con Julie Harris, a Elstree, il 6 luglio 1966. Credit Mirrorpix/Getty Images
André Courreges Moon Girl Collection 1964
Pierre Cardin Abiti in jersey bicolore, con stivali in vinile, 1969. Photo by Yoshi Takata, credit Pierre Pelegry
La prima mostra
Nel 1923 venne inaugurata a Weimar la mostra del Bauhaus; tale mostra fornì l’occasione per far conoscere la produzione del Bauhaus a un vasto pubblico, attirando anche molti visitatori stranieri. Il manifesto scelto per presentare la mostra era giocato sui colori arancio e nero richiamando proprio l’influenza del De Stijl e dell’impostazione grafica ricercata da László Moholy-Nagy (carattere deciso e nettamente contrastante, contrapposizione di grande impatto visivo, uso non descrittivo del segno grafico e la stretta interdipendenza tra testo e immagine). Furono quindi esposti i lavori svolti in quegli anni dagli studenti e tra tutti spiccò la casa modello “Am Horn”, che esprimeva la volontà di creare ambienti di grande funzionalità e che soprattutto nell’arredamento esplicitava chiaramente l’influenza sulla produzione della scuola del movimento olandese neoplastico. Questo fu anche l’anno in cui László Moholy-Nagy divenne il nuovo direttore. Egli rimodellò il programma scolastico abbracciando la tecnologia e una funzione sociale dell’arte, per quanto però la scuola non si proponga mai di cercare una effettiva collaborazione con le industrie per poter produrre gli oggetti progettati al suo interno da docenti e studenti. Questi furono gli anni più prolifici nella produzione di quegli oggetti di design che diventeranno icone di quello stile razionalista che unì forma e funzione, estetica ed etica.
Marianne Brandt Servizio da tè MT 50-55, 1924
Laszlo Moholy Nagy Staatliches Bauhaus Weimar 1919-1923
Cartolina Expo Bauhaus 1023
Poltrona Wassily MB 50 – Marcel Breuer – cuoio e tubolare di acciaio
Carta postale dell’Expo Bauhaus 1923
Karole Vail, curatrice della grande mostra del Guggenheim di New York del 2016 “Moholy-Nagy: Future Present”, spiega che “Moholy-Nagy credeva che arte, tecnologia e vita potessero lavorare mano nella mano insieme per il miglioramento dell’umanità”. L’influenza di questo insegnante e artista del Bauhaus va ben oltre la visione storica e spesso ispiratrice della moda contemporanea del presente e del futuro. Ispirata dal movimento artistico del Costruttivismo e da opere come la Torre Eiffel, la nuova visione di Moholy-Nagy rifiutava lo storico e il tradizionale a favore dell’era delle macchine. Karole Vail ritiene che “Moholy sia rilevante nel mondo ibrido di oggi, fatto di indumenti multifunzionali, artisti interdisciplinari e pezzi unici di tecnologia, perché ha lavorato “in modo fluido attraverso i mezzi”, ecco come il suo lavoro ha ispirato il lavoro di fotografi di moda e stilisti, da Craig McDean a Comme des Garçons. Il suo lavoro sperimentale con la luce, l’industrial material e il movimento ha influenzato il modo in cui stiliamo e vestiamo noi stessi e gli spazi. L’opera Nickel Sculpture with Spiral (1921), simile a un congegno artistico che sembra appartenere a un razzo spaziale o a una fabbrica dei sogni, è stata una precorritrice dei progetti futuristicamente ottimisti di Paco Rabanne, André Courrèges e Thierry Mugler, e la sua influenza duratura si fa sentire anche nelle collezioni di JW Anderson, Jil Sander e Hussein Chalayan.
André Courreges Moon Girl Collection 1964
Bauhaus e fashion design: il contributo di Anni Albers
In questa seconda fase fu fondamentale il contributo di Anni Albers, moglie di Josef, entrambi insegnanti della scuola.
Grazie al suo estro e al talento innato, intraprese una personale ricerca che mirò a rivoluzionare la tecnica della tessitura e della stampa dei tessuti. Fu la prima donna, infatti, a introdurre nella tessitura materiali inusuali come il cellophane, la fibra di vetro e il metallo.
Anni Albers al telaio e uno dei motivi geometrici da lei inventati
Si pensi all’influenza negli anni sessanta su stilisti come Paco Rabanne che fu il primo ad usare la musica durante i défilé, recependo la filosofia alla base della Teoria dell’armonizzazione della Grunow, e ad utilizzare materiali non convenzionali come metallo, carta e plastica. I suoi metal dresses della prima linea Metal Couture, furono indossati da una Jane Fonda/Barbarella nel 1968.
Paco Rabanne collezione “Twelve Importable Dresses In Contemporary Materials”
Ma già dieci anni prima, nel 1958, gli stilisti Ottavio e Rosita Missoni crearono la loro prima collezione “Milano Sympathy” ispirandosi alle sperimentazioni sul colore delle avanguardie artistiche del primo ‘900 e degli artisti della Bauhaus dando vita ad uno stile che porterà la loro maglieria ad essere tra le più ricercate a livello internazionale.
Archivio Missoni Collezione Milano Symphony 1958
Missoni, collezione 1973 credit Archivio Missoni
Missoni, collezione Milano Symphony per La Rinascente 1958
Sonia Delaunay abito simultaneo
Lo stilista Paul Smith negli anni di Nottingham strinse amicizia con gli studenti della scuola d’arte locale, che lo introdussero alla scuola radicale del Bauhaus e ai suoi insegnamenti.
“È stato allora che ho conosciuto per la prima volta il lavoro di Josef e Anni Albers”.
“La mia carriera nella moda può essere fatta risalire a quelle prime discussioni con gli studenti d’arte sul Bauhaus, sugli Albers e molto altro ancora”.
Smith ha già reso omaggio agli Albers nella sua opera. Nel 2015 ha disegnato una collezione da passerella caratterizzata da audaci motivi geometrici a quadri e colori scuri che sono stati direttamente influenzati dai tessuti di Anni e dai dipinti di Josef. Nel 2017 ha anche disegnato una collezione di tappeti, arazzi e tessuti tessuti a mano ispirati agli Albers per la Rug Company.
Nel 2018 Paul Smith ha creato una capsule collection ispirata ai design più emblematici di Anni Albers che è coincisa con una mostra del lavoro dell’artista alla Tate Modern di Londra.
Paul Smith capsule collection ispirata ai design di Anni Albers
Anni fu grande innovatrice e sperimentatrice anche nel campo della bigiotteria, nella quale introdusse materiali metallici prefabbricati, usati per l’industria, assemblando piccole parti di componenti per l’idraulica, scovati nei negozi di ferramenta, tenuti insieme da graffette, forcine per capelli o nastri di raso e fettucce di cotone. Durante la sua permanenza alla Bauhaus Anni Albers insieme a Benita Koch Otte, Gertrud Arndt, Otti Berger, trasformò il laboratorio di tessitura dall’ultimo dei desiderata a uno dei più floridi dipartimenti, che sortì un successo commerciale, anche grazie alla collaborazione con l’industria tessile Berlin Polytex Textiles. Lavorare con marchi commerciali è stata una parte cruciale della carriera di Anni Albers: ha lavorato con Florence Knoll su una serie di progetti per oltre 30 anni. Tra questi, il suo classico motivo Eclat del 1976, in cui una serie di parallelogrammi si muovono in un movimento apparentemente costante, ma con un ordine immacolato, è ancora prodotto da Knoll oggi.
Anni Albers motivo Eclat 1976
I risvolti nell’età contemporanea
Il Bauhaus con l’unione dell’arte con l’artigianato, della tecnologia con una funzione sociale dell’arte e veicolando una nuova etica ed estetica non ha influenzato soltanto il suo tempo ma ha gettato le basi per una nuova concezione dell’arte stessa che si svincola dall’aura conferita dalle sale dei musei e dei padiglioni espositivi piuttosto che dalle gallerie d’arte per entrare nella vita quotidiana delle persone attraverso l’architettura, gli arredi e l’abbigliamento che i processi produttivi di massa hanno reso alla portata di tutti e che saranno oggetto d’indagine critica per i movimenti artistici successivi come la Pop Art. Non a caso l’Haute Couture, conservando il suo carattere di esclusività, sarà sempre più considerata una vera e propria forma d’arte, mentre la produzione industriale di abbigliamento renderà sempre più facile ed economico “cambiare abito”. Quindi l’influenza del Bauhaus non si è avuta solo nell’ambito del design come fonte d’ispirazione per nuove collezioni, ma soprattutto per quello che concerne la sua funzione sociale che non si è limitata all’essere espressione di una nuova società attraverso una nuova estetica ma, sulla base un’etica che mirava a portare questa nuova estetica a livello pop, ha garantito democraticamente un abito ben disegnato, ben fatto e ad un buon prezzo ad un numero sempre più vasto di persone. Questo portato ideologico, senza “un’eterogenesi dei fini” che meriterebbe considerazioni di altra natura, ha portato alla nefasta conseguenza della “fast fashion”, un pronto moda scadente che con i suoi scarti produttivi ed eccessi di produzione è causa di disastri ecologici che devastano gli ecosistemi in tutto il mondo rendendo sempre più forte l’esigenza di un costume sociale che si allontani dal consumo compulsivo e schizofrenico dell’usa e getta per abbracciare l’unica logica possibile per Gaia che è quella sostenibilità e del riciclo continuo. In tal senso, già nel libro “L’app che cambiò il mondo”, di cui vi ho parlato in un precedente articolo, si è focalizzata l’attenzione sull’impossibilità di auspicare un sistema di crescita “infinito” su un sistema di crescita “finito” quale è quello del pianeta terra, con profondi spunti di riflessione di natura etica.
L’eredità dei principi fondanti del Bauhaus ha attraversato il Novecento e il nuovo millennio e continua ad ispirare di volta in volta l’opera creativa dei fashion designers proiettando il dualismo etica ed estetica nel futuro. Tale dualismo vive però il paradosso di essere in rapporto dicotomico con i sistemi produttivi che l’uomo contemporaneo ha messo in atto e che nulla hanno in comune con quella ricerca dell’armonia teorizzata dalla Grunow cui tutti gli uomini dovrebbero aspirare per ritrovare il senso profondo del proprio essere.
(Le immagini sono proprietà delle relative case di moda ed agenzie e potrebbero essere coperte da Copyright)
Fonti:
ABside. Rivista di Storia dell’Arte, 2 (2020), pp. 3-27 – DOI: 10.13125/abside/3949 – ISSN 2704-8837
https://www.anothermag.com/fashion-beauty/8719/the-bauhaus-artist-who-still-inspires-contemporary-fashion
https://artslife.com/2022/01/05/bauhaus-al-femminile-libro/
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https://www.doppiozero.com/lilly-reich-una-pioniera-del-design
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https://bauhauskooperation.com/wissen/das-bauhaus/koepfe/biografien/biografie-detail/person-1225
https://www.topipittori.it/it/topipittori/ballando-sui-palcoscenici-del-bauhaus
Whispered Look Fashion
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